Emanuele Maniscalco (Psicologo - Counselor)

ADOLESCENTI

Emanuele Maniscalco
(Psicologo - Counselor)

Psicologo - Counselor

Adolescenza dal latino adolescentia, derivato dal verbo adolescere "crescere".

L'adolescenza è definita come quel periodo di vita che comincia con il cambiamento biologico, ormonale e fisico della pubertà, e termina nell'età in cui un individuo raggiunge un ruolo stabile e indipendente nella società. (Auguri!)

Battuta a parte, è certamente un'età difficile, tutta colpa del loro (nostro) cervello, infatti, dai tredici ai venti anni esso si trova in piena fase di sviluppo, ed è per questo che a prevalere è la parte emotiva su quella razionale.

In questo periodo gli ormoni della pubertà agiscono su alcune specifiche aree del cervello, prime tra tutte quelle legate all'emotività e all'istintività, inducendo così i ragazzi/e ad agire con impulsività e a seguire le loro emozioni fulminee.

Secondo Evelline Crone, autrice di "Nella testa degli adolescenti", quelle parti del cervello legate all'autocontrollo raggiungono la maturità intorno ai ventidue anni, quando il processo di sviluppo neurale è concluso. Prima di ciò, gli adolescenti, invece di accettare consigli e indicazioni dagli adulti, sono infinitamente più inclini a infrangere le regole, e il loro cervello non è in grado di valutare le eventuali conseguenze dei loro comportamenti.

Tutto ciò è reso molto bene in questo brano di Vittorino Andreoli in "Lettera a un adolescente":
".....I padri pensano che le azioni degli adolescenti siano in gran parte inconsapevoli, che essi non si rendano conto dei pericoli che corrono e che una tale incoscienza sia difficile da scardinare attraverso sistemi di persuasione. Pertanto, certi comportamenti vanno impediti e basta, senza guardare per il sottile le maniere utilizzate. Ecco molti dei no, le negazioni, i divieti dei padri. Bisogna riconoscere che c'è modo e modo. Secondo me i padri devono valutare i rischi che corrono i loro figli, devono talvolta anche adottare il divieto, che è uno strumento educativo a breve termine, ma bisogna evitare le interpretazioni esagerate ed estreme del pericolo" e conclude dicendo come si possano commettere azioni pericolose e addirittura illecite chiusi nella propria stanza!

Vi è, quindi, una fisiologia nell'adolescente in continua trasformazione con le sue implicazioni, ma c'è anche una psiche in evoluzione che ha le sue dinamiche.

Psicologicamente, l'adolescente, può essere paragonato metaforicamente all'emigrato (Antony, 1983). In lui vi è un'ambivalenza: da una parte l'eccitazione nel lasciare il vecchio paese per andare verso un nuovo mondo e vivere così, avventure e occasioni ancora inesplorate, dall'altra parte il sentimento e il timore di tradire le proprie radici, andando alla deriva senza un'ancora.
Analogamente, la separazione dell'adolescente dalla famiglia e il suo accostarsi al mondo esterno, mettono in gioco in primo luogo, il legame di appartenenza al sistema famiglia. È su questo legame che si fonda la possibilità, per il ragazzo/a, di portare con sè un'importante risorsa, affettiva ed emotiva, perchè si crei uno spazio al pensiero e all'azione trasformativa. Paradossalmente, è lo stesso legame, nella sua disfunzione (difficoltà o impossibilità ad avviare un processo di svincolo), a dare origine alla gran parte delle patologie psichiche.

Spesso mi trovo ad approfondire, con le persone che aiuto, il tema della crisi nell'adolescenza, nella propria adolescenza.

In genere, sono due le crisi che si dovrebbero affrontare in questa fase: Una è la crisi d'identità in cui si cerca di rispondere alla domanda "Chi sono io?" e l'altra è la crisi esistenziale, i cui interrogativi sono: "Che cosa fare per essere realizzato?" e "Che senso ha la vita per me?".

Crisi, cioè separazione, distacco, dalle immagini genitoriali infantili che avevano contribuito alla costruzione dell'identità; Crisi e rinascita dell'"identità privata" del ragazzo/a nello sforzo di integrazione del suo corpo sessuato, con la paura di non piacersi e di non piacere, l'essere in qualche modo inaccettabili perchè orrendi fisicamente. Crisi e rinascita dell'"identità pubblica" dell'adolescente che, confrontandosi all'interno della famiglia, con quel sistema di previsioni e categorizzazioni (aspettative e realizzazioni mancate), deve trovare gli spazi per esprimere parti inesplorate di sè, senza perdere la sicurezza del rapporto con il nucleo d'origine.

Come si può realizzare se stessi se non ci si conosce?

"Conosci te stesso" recita l'esortazione di un motto greco, iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi. È un invito a guardarsi dentro, per capire che la vita è dentro di noi e che all'esterno di noi può esserci solo il suo riflesso.

La conoscenza di se, implica per forza di cose l'esplorazione, tentativi, non tutti congrui, non tutti fortunati; ecco l'importanza, per chi sta affrontando ciò, di essere capito e aiutato nella "fatica di crescere".

".....Questo lo sappiamo da sempre, almeno da quando gli adolescenti eravamo noi, inquieti e muti, pericolosi e in pericolo. Non tutti "bulli", non tutti a rischio, però diffidenti del buon senso dei grandi, questo sì. E avidi di esperienze, questo pure, e con i sentimenti tesi a tutto, tranne che alle raccomandazioni dei nostri genitori".
(Michele Serra - Gli sdraiati)

Il tema del conflitto.

È del tutto evidente che, tra una fisiologia in subbuglio, una psiche in crisi, l'incapacità di molti adulti di avere un dialogo costruttivo, dove, il saper ascoltare la pazienza di spiegare, comunicare, provare empatia senza fermarsi al No e al mutismo che ne deriva, sono al primo posto.

Voglio citare una frase sul conflitto, sempre tratta dal libro (Lettera a un adolescente) di Vittorino Andreoli e che consiglio vivamente:

".....Potresti anche essere completamente fuori dal conflitto, ma in questo caso non pensare di rendermi particolarmente contento, poichè il conflitto, anche se è lotta, è utilissimo per crescere. Penso che se durante l'adolescenza non esiste contrasto tra padri e figli, ciò significhi che non si sta crescendo e che quindi si rimane in una età della fanciullezza che non pone grandi problemi nel quotidiano ma (...). Non ho simpatia per i legami idilliaci tra adulti e adolescenti, all'insegna del nessun problema".

Sempre secondo Andreoli vi sono tre modalità, da parte dell'adolescente, per essere contro: la trasgressione, che non è altro che l'illusione di sentirsi libero, commettendo bravate: fare il bullo, danneggiare cose non proprie, essere aggressivo con una ragazza; l'opposizione, che consiste nel fare il contrario di ciò che viene chiesto, per principio: fumare perchè vietato, uscire perchè non concesso e che di solito è segno di carenza di personalità; e poi c'è la rivolta che è invece un modo positivo di essere contro: si dice no dopo aver valutato la richiesta e aver constatato che non la si condivide, è una forma "di disobbedienza in cui si pone anche la possibilità che una generazione vinca le resistenze e gli errori delle precedenti." Come Psicologo e genitore sottoscrivo.

Chi può dire che noi genitori abbiamo sempre ragione e che i nostri figli non ci possano far comprendere, con i giusti modi e motivazioni, come noi dovremmo fare con loro, quelli che sono i nostri errori?

cit. Richard Bach